Oggi sappiamo che l’alito cattivo può avere molte cause. Può essere il sintomo di una patologia cronica come il diabete oppure l’effetto di un malfunzionamento generalizzato del fegato, dei reni o dell’apparato digerente. Ma può essere anche la conseguenza più banale e temporanea di un ristagno di muco, di un raffreddore curato male, di una sinusite, dell’assunzione di farmaci o di un reflusso gastrico episodico.
Nella maggior parte del casi, però, l’alito cattivo dipende semplicemente da una igiene orale trascurata. Da una pulizia effettuata in modo frettoloso o magari con spazzolini troppo consumati e quindi inefficaci. Questa è la situazione in cui, secondo le statistiche, si trova la maggioranza degli italiani ancora poco abituati a considerare l’igiene orale come tecnica di prevenzione basilare.
Cosa succede quando la pulizia non è sufficiente
Quando la pulizia dei denti e di tutto il cavo orale è approssimativa si creano le condizioni ideali per il ristagno di liquidi e di residui alimentari. Questi ultimi vengono poi degradati dai batteri che formano la placca che a sua volta degenera in tartaro, carie o in patologie più serie come la parodontite.
I denti cariati si trasformano in serbatoi di detriti alimentari che, essendo sostanze organiche in via di decomposizione, producono cattivi odori. Di qui l’alito cattivo.
Ma non basta la saliva a proteggere i denti?
No. La saliva è una difesa molto potente perché contiene sostanze ad azione antimicrobica e compensa l’acidità della bocca, ma non è in grado da sola di prevenire l’alitosi e di proteggere i denti dai batteri cariogeni. Soprattutto se nella nostra alimentazione introduciamo zuccheri in eccesso.
La saliva e l’assunzione regolare di acqua durante la giornata (bevi sufficiente acqua, vero?) sono di grande aiuto perché mantengono l’idratazione, ripuliscono i denti dai residui alimentari e riequilibrano naturalmente il pH della bocca, ma non possono fare miracoli.
Se poi aggiungiamo la naturale diminuzione del flusso salivare durante le ore notturne o abitudini nocive come il fumo (a sua volta causa di secchezza delle fauci), ecco che abbiamo trovato altre ragioni per non sopravvalutare la salivazione e non trascurare la pulizia.
Il filo interdentale fa sempre la differenza
Pulire correttamente denti e bocca vuol dire usare strumenti che permettono di raggiungere ogni zona del cavo orale. Per tutte le ragioni che abbiamo raccontato fin qui devi sempre:
- scegliere uno spazzolino della giusta dimensione e con le setole giuste. Queste ultime devono tenere conto delle condizioni dei denti e delle gengive e della eventuale presenza di apparecchi correttivi o impianti. Meglio se lo spazzolino è elettrico: faciliterà i movimenti e arriverà più facilmente nelle zone più difficili;
- spazzolare i denti nel verso giusto: evitando ad esempio spazzolamenti orizzontali che non puliscono le cavità tra dente e dente. Se non sai come fare o hai dubbi chiedi sempre al tuo dentista di famiglia;
- usare il filo interdentale: è il vero jolly della pulizia! Il filo interdentale arriva in tutte le zone tralasciate dallo spazzolino. Permette di evitare il ristagno di sostanze e la formazione della placca. Se porti apparecchi ortodontici, ponti o capsule chiedi al dentista di mostrarti come utilizzarlo al meglio;
- risciacquare la bocca con il collutorio;
- bere molta acqua;
- pulire la lingua (è un altra zona in cui si annidano i batteri);
- utilizzare dentifricio al fluoro;
- scacciare la pigrizia. La pulizia dei denti dovrebbe “rubare” almeno 3 minuti del tuo tempo. Se proprio non ce la fai, prova con uno spazzolino elettrico, farai meno fatica e avrai risultati migliori.